Goffredo di Fontaines aspirante baccelliere sentenziario
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Book Series
Autographa Medii Aevi, vol. 5
Gli autografi di frate Francesco e di frate Leone
A. Bartoli Langeli
- Pages: 137 p.
- Size:155 x 245 mm
- Language(s):Italian, Latin
- Publication Year:2000
- € 90,00 EXCL. VAT RETAIL PRICE
- ISBN: 978-2-503-50856-6
- Hardback
- Available
Subject(s)
Summary
Frate Francesco e frate leone furono
legati in vita da una stretta consuetudine. Ma l'accostamento dei
due personaggi, in quanto "scriventi", ha numerose ragioni
oltre a quelle biografiche. Francesco scrisse lettere e biglietti a
molte persone: si sono consevati soltanto i due che egli diresse als
suo socius, e devono la propria sopravvivenza proprio alla volontà di
Leone, unico a tenerli come reliquie di un santo vivente. Dopo la morte
e canonizzazione di Francesco, Leone (ante 1200-1271?) esercitò, prima
insieme con Chiara d'Assisi e i socii Angelo e Rufino poi da solo,
un ruolo primario nella conservazione e trasmissione
dell'esperienza di Francesco, come dimostrano le molte compilazioni
a lui risalenti. Depositario privilegiato dell'eredità francescana,
egli mantenne anche quel senso quasi sacrale dello scrivere che era
stato dal santo. Di frate Francesco (1181/2-1226) l'autore, che già
se ne era interessato, torna a descrivere e pubblicare gli autografi:
le Laudes Dei altissimi e la Benedictio fratri Leoni, scritte sui due
lati della chartula conservata presso il Sacro convento di Assisi; e
l'Epistola diretta allo stesso frate Leone, un foglietto conservato
dal Capitolo della cattedrale di Spoleto. Sui tre testi lo stesso Leone
operò di sua mani numerosi interventi. Con l'occasione si mettono a
fuoco i caratteri della "scrittura" di Francesco, non solo
nel senso paleografico ma considerandola parte integrante della sua
azione evangelica. Oltre agli interventi appena detti, frate Leone ha
lasciato tracce di autografia nel cosiddetto Breviario di san
Francesco, conservato dalle clarisse di Assisi, aggiornandolo e
integrandolo, e nel calendario di un Capitolario del Sacro convento,
dove segnò le note obituarie dei suoi socii Angelo e Rufino. Ma forse
ha lasciato un intero codice: è il minusculo manoscritto, conservato
presso il monastero di clarisse di Montevergine in Messina, contenente
la Regola e il Testamento di Chiara d'Assisi.